LAVORATORI INSTABILI E FURTI NELLA TORINO DELL’ETÀ GIOLITTIANA

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di Ivana Villar

Il nucleo fondante del libro è il tema della criminalità e della devianza; nel cercare di delineare alcune cause del fenomeno, a Torino, tra il 1907 – 1915, l’autrice ha analizzato alcune forme di reato contro il patrimonio inserendole nel loro contesto culturale e parallelamente ha tentato una riflessione sui limiti imposti all’impiego delle fonti criminali all’interno della storia sociale. Per questo motivo è stata fatta un’analisi particolareggiata della soggettività degli autori dei reati elle loro coordinate sociali, professionali, economiche, demografiche con costante riferimento al quadro giuridico-normativo dell’epoca. L’indagine archivistica si ferma alla soglia di una svolta epocale, che caratterizzerà tutto l’asse europeo, oltrepassandone i confini. I processi di cambiamento che si innescheranno dopo la Grande Guerra porteranno le strutture dell’establishment a confrontarsi con la generazione c.d. “di massa”, pronta a farsi sentire in un angolo visuale di forte contrasto nazionale, ideologico e di classe.

La cosiddetta delinquenza tradizionale, determinata dai livelli minimi dei consumi, – caratterizzata da un’ampia tipologia di furti, vale a dire da una criminalità della sopravvivenza, imperniata su un modello d’Ancien Régime e su un conseguente rigido controllo sociale, particolarmente attento all’inviolabilità della proprietà privata – coesisterà a lungo, anche se in diminuzione, con l’effetto calmieratore esercitato sui comportamenti violenti dal peso crescente della classe operaia torinese e della parallela crescita dell’ideologia socialista.

2012, pp.222

Codice ISBN: 978-88-95522-90-6

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Descrizione

Il nucleo fondante del libro è il tema della criminalità e della devianza; nel cercare di delineare alcune cause del fenomeno, a Torino, tra il 1907 – 1915, l’autrice ha analizzato alcune forme di reato contro il patrimonio inserendole nel loro contesto culturale e parallelamente ha tentato una riflessione sui limiti imposti all’impiego delle fonti criminali all’interno della storia sociale. Per questo motivo è stata fatta un’analisi particolareggiata della soggettività degli autori dei reati elle loro coordinate sociali, professionali, economiche, demografiche con costante riferimento al quadro giuridico-normativo dell’epoca. L’indagine archivistica si ferma alla soglia di una svolta epocale, che caratterizzerà tutto l’asse europeo, oltrepassandone i confini. I processi di cambiamento che si innescheranno dopo la Grande Guerra porteranno le strutture dell’establishment a confrontarsi con la generazione c.d. “di massa”, pronta a farsi sentire in un angolo visuale di forte contrasto nazionale, ideologico e di classe.

La cosiddetta delinquenza tradizionale, determinata dai livelli minimi dei consumi, – caratterizzata da un’ampia tipologia di furti, vale a dire da una criminalità della sopravvivenza, imperniata su un modello d’Ancien Régime e su un conseguente rigido controllo sociale, particolarmente attento all’inviolabilità della proprietà privata – coesisterà a lungo, anche se in diminuzione, con l’effetto calmieratore esercitato sui comportamenti violenti dal peso crescente della classe operaia torinese e della parallela crescita dell’ideologia socialista.

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